lunedì 5 dicembre 2016

Come scrivere un perfetto racconto (erotico) s/m

Dal momento che un buon praticante - a quanto pare - non può prescindere dallo scrivere almeno un manualetto d'istruzioni ad uso e consumo della community ho pensato su quale argomento io - a corto di nozioni sulla vera schiava e sul vero master, digiuno di verità assolute sull'appartenenza resiliente e sugli amorosi afflati delle devote proprietà mobiliari incollarate, di scarsa o nulla competenza sulla terminologia gergale delle tribù sadomasocare italiane ed estere, non sapendo distinguere tra sub e masochista, dom e sadico, master e tester, primal e dopal - avrei potuto scrivere per non essere da meno ai miei colleghi e colleghe, non rimanere indietro nella gara per la notorietà, non essere surclassato in popolarità e visibilità.


Pare, però, che tutti gli argomenti - dalla storia manghizzata dello "Shibari for dummies" scritto durante il Sengoku jidai, al modo più corretto d'introdurre un assorbente interno consono ad una vera kajira - siano stati già opzionati; quindi mi sono scelto un topic a piacere tra quelli (pochi) che rimanevano sui tristi, depredati scaffali della kultura "bdsm"ara.


Oddio, a dire il vero c'era anche un'alternativa ma non ve la dico, per non bruciarmi ulteriore manualetto d'istruzioni.


Come tutti sanno il sadomaso è anche letteratura erotica quindi molti dei nostri desideri perversi sono suggeriti, ispirati, comunicati, condivisi attraverso la lettura (conseguente alla scrittura) di racconti erotici.


Ad ambientazione sadomaso (o bdsm come urge chiamarlo adesso) naturalmente.

Quindi ecco la soluzione: confeziono e vi propino un manualetto su come scrivere un perfetto racconto (erotico) sadomaso.


Purtroppo ho esperienza diretta solo in racconti di maledom, devo limitarmi al mio campo d'azione; sono comunque certo che il mio sforzo esemplificativo sarà d'ispirazione anche per schiavi e schiave, mistress e ruoli affini, operatori e operatrici del settore immobiliare, ragionieri e commercialisti in genere.


Quindi: come scrivere un perfetto racconto (erotico) sadomaso maledom.



Prima di tutto ricordate che i racconti, anche le favole per bambini, si compongono dei seguenti ingredienti: trama, personaggi principali e secondari, tempi, luoghi e focus, ovvero il punto di vista del narratore.


Trama: per scrivere un vero racconto erotico sadomaso cercate in primo luogo di dimenticare la trama o di renderla più irrealistica possibile. Non soffermatevi mai e poi mai sull'incoerenza dei fatti, inconsistenza delle azioni, contraddizioni delle descrizioni. Soprattutto siate lapidari. Ad esempio:  "Beatrice era una donna appagata e felice, dominante nella vita, piena di money , nel fiore degli anni, di elevata cultura, bella, sensuale e sposata con un riccone palestrato. Ma sentiva un vuoto interiore incolmabile; ovviamente mancavo io per salvarla dalla sua miserabile vita e darle, finalmente, uno scopo: diventare la mia schiava".


Ecco, se fosse un noioso racconto non-sadomaso, a Beatrice di diventare la vostra schiava frega proprio una cippa. Beatrice, messa così, i master se li compra al supermercato e ne consuma tre al giorno. Se fosse un noioso racconto non-sadomaso Beatrice, prima di ridursi ai vostri piedi, avrebbe tre figli, sarebbe stata mollata dal marito violento che s'è dato con una puttanella più giovane di Bea e, per mantenere la troietta, manda alla Bea gli alimenti a singhiozzo. Ora no e il mese prossimo nemmeno.


Insomma, trama zero, al massimo roba velleitaria inossidabilmente masturbatoria e catartica (tenete a mente la maestra che vi metteva dietro la lavagna o la dentista che vi ha estirpato l'ultimo molare o la negoziante che vi ha lasciato per mezz'ora ad aspettare tre sfilatini mentre parlava con l'amica dei rispettivi figlioli)  oppure si rischia di raccontare di una sub vera ed ammettere che ha una cazzolara di problemi in fila e il suo primo pensiero al mattino va al padrone, il suo ultimo pensiero alla sera va al padrone, ma di mezzo, tra mattino e sera, per forza di cose, se lo deve proprio dimenticare che ha un padrone.


Quindi, siccome non state scrivendo un reportage sulle condizioni di vita di una schiava nel XXI secolo, togliere trama e saltellare da scena a scena senza legami fondamentali a parte uno: la schiava vive per migliorare se stessa in relazione ai desideri del padrone. Quindi la trama è bella e che fatta. Basta farle fare il percorso ad ostacoli tra fruste, cazzi, torture, pompini, scopate al buio e inculate al lume di candela e il problema "trama" evapora come neve al sole.


Fuori uno.


Personaggi: regola fondamentale è evitare introspezione e dubbi. Tracciate sempre personaggi fumettistici. Già un pensatore come l'Uomo Ragno potrebbe portarvi per inesplorate lande di desolante realismo. Evitate!! Tratteggiate schiave affascinanti e istruite come Jodie Foster, con la carrozzeria di Jessica Rabbit e con il cervello di un criceto roborowsky. Il fatto che ci sia qualche contraddizione in termini, che una donnina acculturata e affascinante non passerebbe il suo tempo 25/8 struggendosi sul come fare ad essere all'altezza del suo splendente padrone, che Jessica Rabbit probabilmente fa trampling su ogni essere partorito o disegnato di Cartoonia e che, almeno ogni tanto, ad un criceto roborowsky un po' di semini di girasole, giusto per nutrirlo, bisogna pur darli non vi devono frenare la vena artistica: è un racconto (erotico) sadomaso maledom, eccheccazzo, mica una "novella neorealista".



Ovviamente il master (sia in prima sia in terza persona, il focus e' argomento successivo) deve essere semplicemente Master. Cultura innata, animale da salotto e da letto, fisicamente adattabile come un mutaforma alla Supernatural, cervello evoluto alla Kan di Star Trek e doti di rigenerazione cellulare alla Twilight; ecco, se splendesse alla luce del sole sarebbe decisamente meglio.


Tipo un Edward con il fisico da Capitan America, la forza di Thor, lo scatto di Wolverine e l'acume di Stephen Hawking.


Fuori due, coi personaggi principali abbiamo finito.


Per i secondari pescate a piene mani nella scuderia Marvel-superoi e mescolate saggiamente per non pagare royalty all'Editore.


Tempi: come per la trama riducete all'osso gli antefatti. La nostra Beatrice deve essere "pronta all'uso" quasi da subito. Qui il meccanismo "folgorazione sulla via per Damasco", "ho visto la luce", "era lì nel suo candido lettino e udì una voce chiamarla" ci sta tutto. In fondo diventare una schiava è una missione divina, se Mosè libera gli ebrei dalla cattività egizia e Noè costruisce un'Arca grazie all'aiuto del Divino perché Beatrice dovrebbe sottrarsi al suo santo e radioso destino, telegraficamente assodato in poco meno di una riga, massimo una e mezzo?


Una volta accorciati i tempi dell'illuminazione viaggiate di conseguenza. Usate per questo scopo i "mentre".


Un racconto erotico sadomaso che si rispetti  ha un "mentre" ogni (al massimo) sette parole.


Un esempio azzeccato di periodo vincente sul fattore tempo è: "mentre Beatrice era vicina all'orgasmo mentre io (il suo scintillante padrone) la frustavo da dieci ore mentre era impalata su una fuck machine da due mesi mentre la soffocavo con spinte poderose (mettere sempre un "poderose/i/a/o" da qualche parte, fa tosto) del mio poderoso membro (appunto) da otto settimane mentre le strizzavo i capezzoli dalla precedente incarnazione mentre controllavo con indifferenza i risultati delle mie milionarie azioni sul cellulare mentre lei gemeva e mi supplicava di darle l'orgasmo dalla cabina del Dottor Who mentre le avevo tappato la bocca con una gag di pelle mentre seppellivano Tutankhamon, mentre addestravo on line la mia schiava australiana mentre Dottor Who mi chiedeva indietro il Tardis, ecco che, preso da religioso fervore apparivo, brillante e santo, alla Madonna di Medjugorje".

Fa fico, vero?
 


Non abbiate timore di eccedere con i mentre, tanto, in tema di Uomo Ragno, il dr. Octopus fa molto di più con qualche tentacolino neuromeccanico e, senza andare troppo sulla robotica, Hokusai disegnava polpi ben più invasivi del vostro master-protagonista-splendente.


Fuori tre.


Ambiente e location(s): già, ora parliamo di ... ambientazione.


Dunque, Beatrice è in fase di schiavizzazione. Ma dove la cacciamo la figliola? Motel dei Fiori 50mo km della tangenziale di Milano?


Dungeon sottoscala in prestito da amico che ha riadattato la tavernetta del villino a schiera dopo essere stato piantato dalla moglie?


Condominio "muri-di-cartongesso-zitta-che-ci-mandano-la-pula"?


Naaaaa!!


Qui urge, se non il castello di Roissy, almeno villona arredata con ampio spazio per dressage schiave, scuderie miste, rimessa per calesse (vogliamo negarci una scena di pony play? Davvero lo vogliamo??? Davvero vogliamo questo??) saloni a tutti i piani, dungeon come bagni di servizio e climatizzato ovunque, anche in giardino perché Beatrice ce la dobbiamo portare nuda il giorno di Natale e frega una cippa se il villone sta tra Buscate e Magnago, quando è ora di pet training natalizio si va, punto e basta.


Se non avete la vena di arredatori d'interni fate un giro a Versailles, cellulare alla mano, scattate tante foto e descrivete quelle. Non abbiate paura di esagerare: dalla villa del Berlusca in su tutto fa brodo.


Una volta, in un racconto sadomaso femdom, ho letto una descrizione della "tenuta di Mistress Irene" somigliante, in modo inquietante, alla Certosa di Pavia, cimitero incluso e turisti non esclusi.


Vabbè.


Ultimo consiglio.


Da un certo punto in poi, grazie ad un sub pennaiolo della trascorsa generazione (passata stava male), è diventato di moda citare anche quadri d'autore appesi ad improbabili pareti in cui luce d'ambiente, soggetto e stile del quadro fanno a cazzotti. Non abbiate quindi paura di lanciarvi in elaborate descrizioni delle stanze ma - comunque - concentratevi (e concentrate l'attenzione del lettore) sulle tette di Beatrice, al massimo sul culo della stessa, e lasciate da parte performance critiche alla Sgarbi o alla Daverio, se potete.


Tanto, a chi vi legge "con una sola mano", frega niente dei chiaroscuri fiamminghi o della luminosità impressionista.


Credetemi.


Focus: questo sconosciuto.


"Mentre [ci va sempre, ricordate?] la schiava B [Beatrice ha ottenuto la promozione, prossimo step è lo slave register con codice a barre] mi strisciava dietro a carponi e io procedevo innanzi ad essa senza degnarla di uno sguardo nel lungo e oscuro corridoio, vedevo le lacrime solcarle ininterrottamente il viso".


Ci sta tutta. In un noioso racconto non-sadomaso qualcuno potrebbe eccepire che forse è bene per l'autore fare pace col proprio cervello, o la guarda (almeno ogni tanto) o fila dritto davanti a lei e manco le vede, le lacrime (ininterrotte); insomma, un qualche stop di verifica ci vorrebbe, altrimenti si tratta di obiquità letteraria e focus schizofrenico.

Ma qui è altra storia. E' un racconto sadomaso: creatività allo stato puro. Qui si lega senza corde, si appartiene a 1.700 chilometri di distanza, si frusta con gli spaghetti e si collara con le parentesi graffe.


Che vi frega di mantenere focus e coerenza?


Quindi scordatevi questa regola banale. E' roba da scrittorucoli senza ispirazione.


Fatevi fare pompini e descrivete il sapore della vostra cappella, frustate a Canicattì la schiava che sta a Metanopoli mentre guardate voi stesso fare il tifo per il Benfica a Treviso. Ma, ancora di più, descrivete con dovizia di particolari tutte le sue sensazioni, soprattutto se il focus è in prima persona narrante.


Tipo: "Vedevo la schiava B [è stata promossa, ricordate?] provare paura, piacere, ancora paura, un pizzico di fastidio alla coscia destra, un po' di prurito al naso e sull'alluce destro. Era chiaro (ad un occhio esperto come il mio) che stava mentalmente ripassando la tabellina del quattro per mantenersi calma e non cedere alla tentazione di chiedermi pietà, resistere al desiderio di scappare via, abbandonare quel luogo di sofferenza e umiliazione per rifugiarsi nella terza serie di Dexter, finalmente al sicuro dai miei occhi penetranti che lei indagava disperatamente mentre teneva lo sguardo fisso al pavimento".


Questo è vero stile in un racconto (erotico) sadomaso, altro che baccalà alla vicentina.

Ora, una volta esauriti gli ingredienti, vediamo come organizzarli in una narrazione fluida e coinvolgente.


Incipit: come legare una lettrice al vostro fantastico racconto (erotico) sadomaso.


Ogni racconto ha un incipit, sì, insomma, un inizio.


Fate conto che se un lettore (ma essendo un racconto maledom è sempre meglio mirare alle lettrici, si sa mai si pasturasse) non trova nessun interesse nelle prime dieci righe lo avete perso, quindi puntate su questo per tenervi strette le signore, soprattutto.


Evitate accuratamente di suscitare un benché minimo senso di identificazione, usate il sistema "Quel ramo del Lago di Como" in versione riveduta e corretta per palati sadomaso. Ovvero, siccome su sessanta milioni di italiani sì e no venticinque sanno a quale cazzo di ramo di Como si riferisce il Manzoni per averlo visto veramente, andate dove nessuno può seguirvi e farvi le pulci.


Ci sono due metodi infallibili: azione subito o suspance, sul tipo "ma-dove-cazzo-stiamo-andando-a-parare?"


Azione subito, partite alla riscossa, tipo: "La schiava B non si capacitava di come fosse finita lì nel mio dungeon, nuda e prossima all'orgasmo, umiliata, derisa, dolorante, bendata e legata ad una croce di sant'Andrea, ascoltando con apprensione i miei passi che le frustavano le orecchie".


Quindi fate un flashback sulla città grigia e monotona che ogni giorno offriva a Beatrice ben pochi divertimenti, oltre alle solite ferie ai Caraibi, la partitella a tennis con le amiche del club, la scopata coguar con giovanotti palestrati, la cura dei suoi tre conti in banca, crescere i rampolli del marito per prepararli ad un collegio svizzero e via di questo passo, con sicurezza, noncuranza, faccia tosta e tranquillità.


Sarete saltati piè pari, ovviamente, ma nella spasmodica ricerca di cosa cazzo succede in quel fetente dungeon, vi siete assicurati di aver fatto superare le prime dieci righe.

Altro sistema è buttarla sul poetico, tratteggiate giornate nebbiose, finestre appannate dal fiato e disegnate dalla fronte pallida poggiata al vetro, nel sogno continuo e ossessivo di un vero padrone che finalmente venga a togliere la nostra co-protagonista dalla cattività di una vita senza scopo, senza orizzonti, senza visibilità oltre i duecentocinquanta metri del suo lussuoso giardino condominiale.


Mettetele in mano una tazza di te (fumante, mi raccomando) e la sensazione deliziosa di scottarsi dita, lingua e palato; fatela sospirare mentre sogna di farlo per un suo improbabile padrone sadico ma giusto, affettuoso ma perverso, inflessibile ma tenero, che non deve chiedere mai ma che se (lei) vuole una zolletta di zucchero nella tisana con la quale (lei) si dovrà ustionare, ecco, Lui lo capisce senza neanche guardarla e - zack - la zolletta arriva. Perché Egli è Onniscente.


E qui (perché voi siete Onniscenti e sapete che sta pensando, proprio in quel momento, alla vostra splendente figura) squilla il cellulare e arriva, provvidenziale, il vostro SMS imperioso.


Scrivere nel racconto un ordine demente a caso, tanto quello che importa di più è far "trasalire" la Bea, farle "agguantare" lo smartphone con dita "tremanti" e guardare, "impaurita e speranzosa" il vostro cazzutissimo e padronalissimo messaggio.


Che in genere dovrebbe essere un "vieni alle nove nel posto di cui ti ho parlato … non mettere le mutandine".


Senza saluti, ovviamente, senza un se e senza un ma.


Fatto questo avete superato l'incipit perché potete anche soffermarvi per 5.347 caratteri (spazi esclusi) su tutta la preparazione di Beatrice, tanto ve la saltano a piè pari per vedere dove cazzo avete dato appuntamento alla donna-con-la-tisana-bollente.


Preparazione che, naturalmente, descriverete, ancora, come se foste lì a guardarvela anche se il focus è in prima persona narrante.


Ovvero: "Bea si preparò con cura per incontrarmi, andò in bagno, si spogliò fece una discreta dose di pipì [non si capisce se in piedi o seduta sul water, ma non importa], guardò con aria eccitata la carta igienica con le stampe dei coniglietti, pensò a cosa mettersi e poi si decise per una gonna lunga fino alle caviglie e aderente, sopra stivali di cuoio nero e sottili calze di nylon (durata media della vita di sottili calze di nylon dentro stivali in cuoio nero: tre passi e una madonna), si fece un rapido bidet, infilò una camicia bianca aderente, si fece una rapida doccia, si mise un cappello a tesa larga, si fece uno shampoo ai fiori di gelsomino senza olio di palma, si mise un passamontagna pesante, asciugò i lunghi capelli castani e li pettinò quasi sovrapensiero, si truccò, lavò accuratamente la faccia, fece di nuovo pipì, tornò in bagno, si guardò allo specchio e pensò: forse così può andare.

Io attendevo con pazienza a sessanta chilometri di distanza e ignoravo il dottor Who che continuava a rompermi i coglioni al cellulare perché rivoleva il suo Tardis."


Randomizzate, insomma. Non vi serve essere coerenti, ve lo ripeterò fino allo sfinimento, non dovete scrivere niente che abbia a che vedere con la letteratura e il buon senso: trattasi di un perfetto racconto (erotico) sadomaso maledom.


Chiaro?




Sviluppo narrativo


Nel mezzo del racconto (sviluppo narrativo) inventatevi il percorso formativo della schiava B pescando a piene mani tra tutti i vostri sogni masturbatori, seguendo con ferrea attenzione la regola del "mentre" e, con altrettanta ferrea attenzione, evitando di seguire qualsiasi regola grammaticale ed ortografica. Se, casomai, vi scappasse un condizionale corretto o un congiuntivo ben assestato tornate indietro e cambiate, potreste dare l'impressione di essere fuori contesto, di formalizzarvi, di non saper stare neanche sopra le righe - figurarsi sopra una schiava, di non essere sufficientemente dominanti, di farvi mettere sotto dalla maestrina-penna-rossa di turno.

Non esiste!! Per un perfetto racconto (erotico) sadomaso maledom serve che l'autore sia credibile, prima di tutto, come maledom; il fatto di avere una credibilità grammaticale non tange, non ci serve, è controproducente. Sa di effemminatezza. Bleah!!


Chiusura


Infine la chiusura, quando si deve dare una cesura alla narrazione.


Semplicemente: evitatela!!! Come la peste!


Un vero e perfetto racconto (erotico) sadomaso vive di puntate e il suo ambiente naturale sono blog, facebook, siti BDSM. Tutti posti che si prestano a tirarla più a lungo delle telenovele brasiliane, non si spendono soldi in carta e inchiostro e, tante volte, neanche nell'acquisto del dominio. Fate un giro nel mio blog per rendervi conto di quante stronzate aggratis si possono scrivere senza pagare neanche un centesimo di autopubblicazione.


In fondo, dopo aver fatto la fatica d'inventarsi personaggi, ambienti, tempi e dopo essersi tanto impegnati nell'addestramento della Bea, lasciare tutto lì per ricominciare da capo con una nuova schiava?


#Machivelofafare???


Per ora è tutto ma, ovviamente … continua

;-)

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