giovedì 7 giugno 2012

Parusia


Fluido scorrere di binari sotto ruote di treno. Acciaio che morde acciaio a centotrenta chilometri all’ora; correre restando fermi in un film proiettato dal finestrino, un film ricamato di strie d’acqua che rompono il vetro in frammenti di paesaggio.

Quando il treno si fermerà.

Ascolto musica nello scomparti- mento vuoto e aspetto che il film sfumi tra le ombre serali per chiudere gli occhi e sognare di nuovo. Sfilano campi di neve coperti da gelida nebbia; senza sosta piove.

Quando il treno si fermerà.

Lontano, lontano da tutto ascolto musica per non ascoltare le voci che parlano nelle stanze della mia mente. La tua voce, la sua voce, la vostra voce. Sono voci che mi hanno stancato. La mia voce che incessante e solerte mi parla, assume i timbri dissimili di mille altre voci, mi soffoca. Siamo le nostre parole ma se, per un attimo, riusciamo a zittirci, se, per un attimo, riusciamo a soffocarci, siamo.

mercoledì 6 giugno 2012

Florence Willson

Sconsigliata la lettura a persone facilmente impressionabili, deboli di stomaco, non profondamente sadiche non profondamente masochiste. Se andate avanti lo fate a vostro rischio e pericolo, ovvero, se non volete sentire puzza non cacciateci il naso ;-).
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Florence Willson


Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto essa desiderava e aveva domandato, oltre quanto le aveva dato con mano regale. Quindi essa tornò nel suo paese con i suoi servi.
Primo Libro dei Re, X-13


Il ventitsette agosto 1732 i cancelli del mercato di Williamsburg, Colonia della Virgina, si aprirono nella sonnolenta indifferenza di una città soffocata dal caldo afoso di tarda estate.

Pochi, pochissimi, i personaggi che s'aggiravano, alle nove del mattino, nel recinto degli schiavi, per lo più sfaccendati e trafficanti di bassa lega, gente con scarsa moneta e poca voglia di lavorare; i mercanti importanti, quelli grossi di pancia e di borsa, stavano ancora a letto, ancora spossati dall'afa incessante, ancora stremati dall'ennesima notte insonne e per nulla ispirati dall'idea di scendere in campo fin dalle prime ore della giornata. Gli affari migliori, comunque, erano in là da venire e si sarebbero realizzati, forse, molto dopo l'ora di pranzo, con la nuova infornata d'africani stivati nel ventre del "Prince Royale" approdato due sere prima nel vicino porto di Jamestown.

Florence Willson arrivò così, tra l'annoiata curiosità di pochi sfaccendati e la prima calura del mattino, trascinata da un carretto malmesso e cigolante al quale era legata da una corta catena, fissata saldamente al collare ferreo che le stringeva la gola soffocandola ad ogni strattone.