martedì 29 maggio 2012

La vera schiava

"I AM NOT A REAL SLAVE" DAY
(Chiamata alle armi)

Mi son rotto il cazzo. Il che, fatto tutto da solo e da un presunto "Top/Dom/Master" in un sito SM ha sapore di autolesionismo ma non è così. Mi son rotto il cazzo di sentire donne (soprattutto donne) che mi raccontano dell'esistenza in vita di uomini (soprattutto uomini) che le accusano (come fosse una vergogna tra le vergogne) di non essere "vere schiave".

Davvero mi son rotto il cazzo, non me lo raccontate neanche più se no vi metto in conto il Maaloz e il ticket per la gastroskopia.

Non ve ne faccio una colpa, siamo chiari, nessuna colpa deriva dal frequentare un ignorante presuntuoso se non sai che stai frequentando un ignorante presuntuoso. Il problema non sta qui. Il problema sta nel fatto che non ci vuole una laurea in legge, una specializzazione in sessuologia e un master in psicologia (ahahah ... che ridere :-|) per capire che stiamo ben oltre la barzelletta. Qui, su questa cosetta, una volta tanto, basterebbe il famigerato buonsenso e tutto sarebbe finito già prima ancora d'iniziare.


martedì 1 maggio 2012

Vaniglia, un racconto di redenzione


Vaniglia, in inglese vanilla, è la parola usata dai praticanti sadomaso per indicare tutto ciò che non è sadomaso, il sesso non sadomaso, le relazioni non sadomaso, i giocattoli erotici non sadomaso, i rarissimi e misconosciuti videoclip di Lady Gaga non sadomaso.

Mi hanno chiesto di scrivere un racconto erotico totalmente vanilla, una storia che non avesse niente di sadomaso, nessun accenno, nessuna allusione, nessuna suggestione, nessun riferimento al sadomaso: un editore non dovrebbe avere il diritto di torturare così i suoi autori, non sempre almeno, non tutti almeno, non me … per certo.


Possessione

Il sole d’ottobre sguscia radente tra i palazzi del centro, sconfigge e spazza la tenue resistenza dell’aria, gioca tra le tue ciglia e si frantuma nel verde dei tuoi occhi, scintillando schegge di luce fino al mio cuore.
Mi ferisce la tua bellezza, la tua quieta e inarrivabile bellezza, i tuoi capelli neri come il peccato, le tue labbra rosse come petali straziati di rose, la tua pelle bianca, immacolata, senza nei, senza imperfezioni, marmorea e diafana fino alla freddezza, solcata da linee immaginarie di desiderio, del mio desiderio.

Seduta al tavolo dinnanzi al mio mi sei panorama ed orizzonte. Bevi il tuo improbabile cappuccino e leggi, con attenta distrazione, un orario ferroviario. Sembri assorta nel nulla di numeri e stazioni, numeri e orari ma di tanto in tanto, come richiamata dal mio desiderio, abbandoni il tuo nulla di arrivi e partenze, alzi lo sguardo al mondo e punti le tue armi assassine, i tuoi occhi avvelenati di promesse, nei miei occhi scavando, impietosa, nell'infruttuosa ricerca della mia anima.