domenica 11 dicembre 2011

Appartienimiti


Appartienimiti ovvero come farsi servire affermando l'esatto contrario.

Scritto il 17/04/2010 in Gabbia e qui riesumato a "gentile richiesta".

 
Il tema dell'appartenenza nel mondo del BDSM è stato discusso in migliaia di forum e c'è, ormai, tutto un filone commerciale che lo sta sfruttando alla grande con simpatici gadget: magliette con scritte lustrinate (Maybe I'm your slave, you're MY Owner by sure - Forse io sono la/il tua/o schiava/o ma per certo tu sei il/la mio/a Padrone/a) personalizzate lui/lei-master/mistress, collari in pelle di ghepardo gratinato con diamante centocarati in cima, ciottole per schiavi-ve in cristallo swarosky (non rompete, non ricordo come si scrive, non ho voglia di alzare il culo dalla sedia e non apro wikipedia per fare la figura del saputello, troppa fatica e voi, non la meritate ) frustini mignon per sederini delicati e fruste dieci-centimetri per non sbagliare la mira e frustare estattamente nei cinque millimetri quadrati consensualmente concessi. Il che non è per niente male se si ha mira e si crede fortemente nella consensualità, a dire il vero, ma stride, contrasta e fa a cazzotti con le altre e più velletarie proposizioni degli "appartenenti" e delle "appartenenti" di tutti e quattro i generi sessuali e transessuali. 


Ovviamente tutti i pezzi di cui sopra sono offerti a prezzi da capogiro e tutto per sdoganare il sadomaso dalle vetrine di un sexy-shop, normalizzarlo e renderlo tranquillo per venderlo meglio a coppiette curiose o casalinghe un po' represse o impiegate/i con l'ansia "9-17 al computer a scrivere cazzate e chattare ... ma dopo che si fa?"

Prima tutto era chiaro, cazzo! Noi eravamo i cattivi, i pervertiti, quelli che dovevano essere curati, che dovevano essere emarginati, quelli pericolosi. Adesso neanche questo ci possiamo ritagliare addosso. Adesso noi siamo trendy, siamo alla moda, siamo in budget e siamo la crema, l'amore, la cura, l'appartenenza.

Ecco l'appartenenza è la Panacea (questa la so, Panacea è una Dea minore greca che era preposta alle cure mediche) della Pandora (quella che ha aperto il famoso panettone muffo e ne sono saltati fuori tutti i mali del mondo compreso l'Inter di Moratti e il Milan di Berlusconi ...) del sadomaso.

Con la cosa dell'appartenenza si salda il mondo delle "ombre" con quello della "luce", in poche parole ci laviamo il faccino delle nostre lordure e ci possiamo presentare ancora come cavalieri di coraggioso segno e dame di celesti natali.

Posso dirlo? Dai, siamo in "Parole in Libertà"(1) per un attimo lo dico e poi me lo rimangio: cazzate.


Trovatemi una sola "schiava" che assieme all'appartenenza e sullo stesso livello non metta anche le SUE condizioni, in genere legate a UNICITA' e ETERNITA'. Trovatemi un solo "schiavo" che assieme all'appartenenza e sullo stesso livello non metta anche le SUE condizioni, in genere legate alle SUE pratiche preferite altresì volgarmente dette  "lista della spesa"; poi dell'unicità se ne riparla ma dell'eternità si può anche fare a meno ...

Invece le schiave, in genere, non fanno lista della spesa però a colpi di "questo no perchè ho la cervicale, questo no perchè una volta da bambina ..., questo no perchè dai ... davvero una cosa così può interessare un Master splendido come te?, questo no perchè mi rallenta in ciclo ..." e via di questo passo, passo a passo arrivano allo stesso scopo in tre millenni di "goccia a goccia", tre millenni ma ci arrivano.

In realtà l'appartenenza dichiarata costa più ai/alle dominanti che ai/alle schiave, in genere.

Il perchè è sotto gli occhi di tutti, basta aver voglia di guardare la realtà oggettiva:

1) l'appartenenza senza convivenza è come il te (inteso come bevanda) senza zucchero, senza limone, senza latte e ... senza te (inteso come foglie di pianta del te): acqua più o meno calda. Chi appartiene, in questo caso ha diritto a crogiolarsi in terribili dolori dell'assenza, sentire forte la mancanza del suo Masterone splendente (o della sua Mistressina fatata), piangere calde lacrime di solitudine e ... andare a fare shopping per sollevarsi un poco o trovare qualche attimo di medesimo equivalente sollievo in una bevuta con gli amici ... quando poi l'appartenenza non è poli-multifunzione e tutto fa brodo, compreso corcarsi qualcuno in attesa di essere, a propria volta, corcati.

2) Quando si decide che la cosa sufficit chi appartiene può, da un giorno all'altro, togliersi il collare, si chiama ... emancipazione. In virtù della consensualità mica il/la dom può dire nulla. Se invece è chi domina che lascia il gioco la cosa si chiama "abbandono" ... leggete bene e imparate questa parola signori e signore dominanti, voi siete potenzialmente peggiori di quelli che abbandonano i bambini nei sacchetti della spazzatura perchè il giorno in cui vi siete rotti di un rapporto monogamico femminista (o maschilista) imperniato sull'appartenenza virtuale vi beccate anche il giudizio di bastardi perchè abbandonate chi vi appartiene e non può vivere senza voi ... adesso, per colpa vostra che siete così meravigliosi e irrinunciabili.

3) se la persona che vi "appartiene" lavora, ha dei figli, magari un marito o una moglie (non importa se ci scopa o meno, questo è solo un aspetto marginale, per certo insieme ci paga le bollette della luce e del gas, ci visita i musei, ci gira in macchina, ci prende il primo caffè del mattino) allora prima di tutto appartiene al suo lavoro, ai suoi figli, al contratto di matrimonio che ha firmato e che per mille motivi non vuole sciogliere (non può sciogliere ok, dai ... più o meno è la stessa cosa). Alla faccia di appartenere se siete, come proprietari, almeno in quarta posizione nella scala delle priorità dopo la vicina di casa che bussa per farsi due chiacchiere tra amiche ... ok per par conditio dopo la partita di calcetto del mercoledì sera e ... non alzate la voce perchè una persona come voi dovrebbe capirlo che anche se schiavi/e ci sono esigenze irrinunciabili ... poi, insomma, se vivessimo insieme sarebbe diverso lo sai!!

Allora ci chiediamo: la stessa cosa vale per la convivenza e il 24/7?

Diciamo che ni ... In realtà se la mia schiava resta a casa tutto il giorno a prendersi cura della residenza imperiale (vale anche per gli schiavi ... attenzione), vive una vita sociale regolata dai doveri e piaceri che io impongo, non lavora per altri  se non per me allora all'appartenenza virtuale fatta di buoni propositi si sostituisce l'appartenenza sostanziale fatta di prove su strada. Certo, a questo punto però siete ben oltre nella relazione, siete nella fase "valige aperte e trasloco eseguito" e disfarvi d'un peso ai maroni (o alle ovaie) diventa un vero casino. Ma per contro non ci sono più scuse oggettive e potrete, magari e se gradito, continuare il rapporto vanillamente giocando ogni tanto, quando al/alla sub piacerà di concedersi e incazzandovi a sangue ogni volta che sentire parlare di "appartenenza".

Ma perchè tutto questo casino? Io penso e credo perchè noi stessi non riusciamo, a volte, ad accettare la realtà di quello che siamo, di quello che che vogliamo.

Fare l'amore, con o senza frusta, con o senza sesso, comporta sempre l'insorgere di sentimenti. 
Frustare, torturare, provocare dolore è male per la nostra cultura, alla quale siamo condizionati quindi abbiamo bisogno di un riscatto ed è facile arrendersi all'idea di essere "normalizzati" da un sentimento, da un legame, da una RESPONSABILITA': io la maltratto, la picchio, la uso per il mio piacere ma ne sono anche responsabile e compenso questo mio essere, questo mio comportarmi, con amore e cura e attenzioni; facile crederci tanto lo si prova davvero questo sentimento e rappresentarlo in sè come amore è un attimo, non è forse l'amore multiforme come ogni cosa dell'umano sentire? Cazzo che poetico sto pezzo, chi sa da dove l'ho preso?[N.d.A.]

Questa errata percezione della responsabilità nasce da un senso di colpa intimo e si nutre di "appartenenza" perchè va da sé (ricordassi mai dove vanno gli accenti ) che se una PERSONA mi appartiene ne sono responsabile. Non cercate nella storia degli schiavi veri per confutare, quelli erano de-personalizzati proprio per de-responsabilizzare i proprietari: erano barbari, erano nemici, erano delinquenti quindi sub-umani. L'unica appartenenza che noi conosciamo intimamente, ad oggi nel XXI secolo, è quella di un figlio o una figlia e sull'istinto di protezione genitoriale fa leva la sottile manipolazione delle ossessive e reiterate dichiarazioni di appartenenza che provengono dalla parte "sub" della relazione.

Ci sono mille modi per manipolare e orientare attenzione e comportamenti ma tra questi l'appartenenza virtuale (e in questo intendo senza convivenza) è il più subdolo perchè si nutre di poche e nulle prove probanti e chiede dall'altra parte un impegno morale di cura e attenzione paragonabile solo a quello che un essere umano, non implicato nel sadomaso, apporterebbe in un rapporto con un figlio o una figlia.

Iniziato per riderci un po' su, per autoironizzare con gusto e distacco questi nostri (nostri) voli pindarici di appartenenza e schiavitù totale "tu a casa tua e io a casa mia" resta un filo di amaro nel pensare che ancora oggi ci siano (e ce ne sono) persone che per ottenere qualche soddisfazione dalla vita pensano esista solo la via della manipolazione e che ancora oggi per vivere una dimensione naturale dei nostri istinti con le persone giuste dobbiamo mascherarci da salvatori dell'umanità ... o da povere bimbe bisognose di paterne e amorevoli cure.

(1) Parole il Libertà è una sezione del forum di Gabbia (www.gabbia.com) sito storico della comunity BDSM ora un po' in declino ma sempre centrale -con gli alti due "rivali" della rete- nello sviluppo delle più fantasiose teorie in materia di relazione sadomaso.

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