mercoledì 22 dicembre 2010

Gli Anni Confusi

Non leggo spesso libri di "amici" perchè poi mi tocca pure commentarli e gli "amici" diventano automaticamente "nemici" quando si commentano i loro scritti con la dovuta sincerità.

Ho fatto una doverosa eccezione per "Gli anni confusi" di Marco Rossi Lecce, doverosa eccezione sia per la persona sia per il tema che mi ha riportato negli anni caldi del 77-78, quelli che ho vissuto come adolescente.
Per un attimo il tempo si ferma nella piazza: immobili i celerini, immobili i compagni, il silenzio è opprimente ... una scia di fuoco alta nell'aria, poi l'esplosione e la sfiammata sui sampietrini a un passo dalla polizia.
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Rapidamente la penetrai da dietro, Musa urlò, le avevo fatto male ed io pensai che le stava bene. Dopo pochi istanti le grida si trasformarono in gemiti di piacere. La odiavo, avrei voluto farla soffrire e invece la facevo godere come una troia.
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Due momenti del romanzo-biografia sentimentale in cui la vita e la morte s'incontrano rappresentando una la scena dell'altra nella paura, nell'odio, nell'amore, nel coraggio e nell'esaltazione.

"Gli anni Confusi" non è il racconto personale ma una rappresentazione corale nella quale tutti sono attori e la stessa voce narrante, evitando d'indagare in sè come negli altri, diventa egli stesso attore di se stesso, non cronista, non giudice ma partecipe figura di quegli anni confusi. Anni in cui l'intimità fisica, spesso senza nessuna intimità mentale, è come l'attuale comunicazione veicolata dalla teconologia, da internet, da cellulari e da sms, abbondante ma spesso senza contenuti.

La libertà sessuale implica la tremenda responsabilità di trovare un nuovo ricettacolo di contenuti, di relazione. Tolto al sesso la funzione di rendere esclusiva la coppia la ricerca del perno d'unione, del motivo di coesione, diventa strada difficile di scelte e di autoanalisi, di dialogo e costante comunicazione verbale e non verbale densa di trappole e inganni, autoinganni per lo più.

Sobrio nello stile quasi giornalistico, tentato ma non vinto dalla nostalgia dei tempi che furono, quasi impersonale ma grondante degli umori di una generazione il tuo racconto l'ho letto in tre ore e mi riprometto di rileggerlo ancora ... caro Ma'

E' un grande atto di coraggio saper affrontare la rappresentazione di sé stessi e della propria generazione anche se non è solo affresco di eroismi ma equilibrata miscela di fallimenti e innovazione, rivoluzioni e precipitose restaurazioni.

... e la guerra continua ...

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